Creatività e pensiero…
La mente è creatrice; e, una volta che abbia pensato intensamente e ripetutamente a qualcosa, questo qualcosa finirà per scendere su di essa e per avvolgerla e accompagnarla in ogni momento della sua vita. Può trattarsi di una presenza amica e luminosa, scaturita da pensieri felici e riposanti; oppure di una presenza sgradevole e maligna, nata da costanti pensieri negativi e da cui il soggetto vorrebbe ora liberarsi, ma che ormai sono divenuti padroni della sua mente.
Scrive Ernesto Bozzano, riferendosi a un caso pubblicato su una rivista inglese di Psichiatria
«A proposito delle forme del pensiero rimaste impresse sulle lastre fotografiche, mette conto di riferire un episodio del genere, il quale tende a dimostrare che anche le allucinazioni patologiche dei dementi consistono a loro volta in “forme del pensiero” proiettate nello spazio. [Ed ecco il testo dell’articolo:] “Un infelice ricoverato nell’asilo di alienati di questa città, affetto da mania di persecuzione, pretendeva di essere implacabilmente sorvegliati e minacciati da un brutto ceffo d’uomo che voleva fargli del male, per cui egli si rivolgeva continuamente indietro a spiarne i movimenti con espressione terrorizzata. I dottori dell’asilo avevano esaurito tutti i metodi a loro disposizione intesi a convincere il demente che le sue paure erano immaginarie, ma sempre invano. Ultimamente al direttore dell’asilo balenò in mente un’idea dalla quale si riprometteva pieno successo. Infatti egli fece fotografare il paziente proprio nel momento in cui egli era convinto di essere tormentato dal suo torturatore invisibile. Ma quale fu la sorpresa dei medici quando, sviluppata la fotografica, si accorsero che dietro il loro paziente c’era l’immagine di un brutto ceffo in atteggiamento minaccioso.”
Questa, secondo Bozzano, “dovrebbe considerarsi una prova incontestabile dell’esistenza obiettivata, e in qualche guisa sostanziale, delle forme del pensiero di qualsiasi natura esse risultino, comprese quelle puramente allucinatorie, create dalle menti inferme dei ricoverati negli asili degli alienati.”»
A commento di tale, stupefacente episodio, Manuele Pompas svolge le sue seguenti riflessioni, che ci sembrano largamente condivisibili
«Se noi siamo soliti avere pensieri negativi, essi si accompagnano durante la giornata, simili a una nube nera (che giustifica il modo di dire “vedo nero”, “è una giornata nera”), che non ci abbandona a deforma ogni esperienza, facendoci vivere in uno stato di depressione. Spesso, quando ci si sente vittime della vita e degli avvenimenti, quando si è ossessionati da una paura, da un pensiero fisso, significa che queste idee negative sono rimaste attaccate, letteralmente, al cervello, riproponendo di nuovo ogni esperienza, ogni avvenimento come se fossero negativi.
“Ogni pensiero – scrive Leadbeater insieme ad Annie Besant – crea una serie di vibrazioni nella sostanza del corpo mentali, vibrazioni corrispondenti alla natura del pensiero, le quali si accompagnano ad un gioco meraviglioso di colori. Il corpo mentale, per l’impulso attivatore del pensiero, proietta all’esterno una frazione di se medesimo, che assume forma connaturata alla sua intensità vibratoria. Ora tale stato vibratorio ha per effetto di attrarre a sé, dall’ambiente eterico, sostanza sublimata simile alla propria. Ne consegue che viene a creare una forma-pensiero. Se tale pensiero riguarda un’aspirazione personale dell’individuo che l’ha formula talora esso volteggia intorno al suo creatore, sempre pronto a reagire su di lui, in bene o in male, ogni qualvolta egli si trivi in condizioni passive.»
Abbiamo più volte sostenuto, in numerosi scritti, che le cose ci vengono incontro allorché noi siamo pronti per esse. Ciò significa che, quando la nostra mente ha raggiunto l’equilibrio e la pace con se stessa, tenderà ad attirare verso di sé persone e situazioni positive; mentre la mente che sia turbata da conflitti interiori sempre più gravi, finirà per attirare verso di sé persone e situazioni negative, per una legge inesorabile dell’energia psichica.
I nostri pensieri non sono indifferenti, come non sono indifferenti il tipo di cibo di cui ci alimentiamo e le modalità con cui lo assumiamo. Allo stesso modo, le nostre emozioni non sono neutre: sono potenzialmente benefiche o dannose, a seconda di come le sappiamo vivere, filtrare, organizzare e assimilare. Chi non impara a pensare in modo positivo e a vivere costruttivamente le proprie emozioni, prepara a se stesso l’insorgenza di patologie più o meno gravi, tanto nella sfera psichica che in quella fisica.
Chi non riesce a liberarsi da ricordi dolorosi, da stati d’animo angosciosi, da pensieri malinconici e deprimenti, crea con le proprie mani i fantasmi che finiranno per distruggerlo. Fantasmi che divengono qualcosa di reale, a un certo stadio di ossessione, tanto da poter essere fissati sulla lastra di una macchina fotografica.
La cultura della modernità, da troppo tempo, sta scherzando con il fuoco. Leopardi che definisce male tutto ciò che esiste; Schopenhauer che vuol sopprimere la volontà di vivere; Corazzini che invoca la morte; Freud che descrive l’uomo come una creatura dominata da impulsi oscuri e inconfessabili di parricidio ed incesto; Pirandello che paragona la vita a un’assurda commedia scaturita dal caso; Montale che scorge ovunque il male di vivere; Heidegger che definisce la condizione umana un “essere-per-la-morte”; Sartre che descrive l’esistenza come qualcosa di nauseante e i nostri simili, come il nostro inferno vivente: sono tutti cattivi maestri, che hanno sparso a piene mani il seme del dubbio, della sfiducia, della disperazione.
A causa loro, sembra che un individuo il quale non sia radicalmente nichilista, debba essere per forza un conformista, inconsapevole della vera realtà delle cose. A causa loro, generazioni di intellettuali hanno fatto a gara a chi professava le concezioni più distruttive, angoscianti, disperate e demenziali: dando per scontato che solo un ipocrita o un imbecille potrebbe pensarla diversamente (tale è il caso, esplicito, di Leopardi, ne “La ginestra o il fiore del deserto”).
Essi, e altri come loro, hanno creato intorno all’uomo moderno una nube di forme pensiero opprimenti, persecutorie e minacciose, da cui faremo fatica a liberarci. E nondimeno, dobbiamo farlo: perché solo così potremo ritrovare la pace con noi stessi e con il mondo in cui viviamo.
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